1929-1946 | DyMaxIon Philosophy [Buckminster Fuller]

05.09.2023 | Storia

Intorno agli anni ‘30, lo statunitense B. Fuller contribuisce, con il suo background in quelli che sono gli studi e la prototipazione di auto e cupole geodetiche utilizzate principalmente a scopo militare per il governo, porta anche innovazione nel settore edilizio coniando una nuova filosofia denominata da lui stesso “Dymaxion”.

La filosofia Dymaxion rappresentava diversi progetti di vario genere, sottolineando come per Fuller tutto fosse collegato al raggiungimento di un unico obbiettivo, migliorare le condizioni di vita dell’uomo.

Dymaxion : DY (dynamic), MAX (maximun) e ION (tension).

Da un background industriale, Fuller cerca di fare suo, il concetto di catena di montaggio introdotta da Ford per le automobili, unito al processo di creazione dell’abitazione con lo scopo di perfezionare la realizzazione delle abitazioni e migliorarne la qualità costruttiva.

Ideò da subito la “Dymaxion House”, una casa leggera, economica e ad alta efficienza energetica, che però non vide mai la luce pur avendo avuto moltissime richieste, a causa del fallimento della sua azienda dovuto a politiche interne.

Nel 1929, alla Harvard Society for Contemporary Art, Fuller presentò il suo primo prototipo di casa prefabbricata leggera. La struttura si presentava a pianta esagonale, tenuta in piedi grazie a dei tiranti, realizzata per la maggior parte con un nuovo materiale metallico detto casein. La sua forma richiamava una campana, la sua struttura interna era centralizzata attorno ad un grande perno che inglobava canalizzazioni, scarichi e un fitto sistema di lenti che aveva la funzione di incanalare la luce del sole per utilizzarla come fonte di energia termica o per illuminarla naturalmente.

Tra il 1936 e il 1939, Fuller continuò i suoi studi sui componenti prefabbricati e realizzò un modello di bagno prefabbricato in metallo.

Un nuovo prototipo abitativo vide la luce nel 1946, sotto il nome di Wichita House (Figura 2.1), come il precedente riprendeva la struttura centralizzata, mutando questa volta la pianta che da esagonale diveniva sferica con un diametro di 12 mt. La struttura a cupola, somigliante a un grande ombrello, era in metallo rivestita in alluminio, con finestre che presentavano il plexiglas come materiale innovativo lungo tutta la circonferenza.

Con gli studi avvenuti tra gli anni ’30 e ’50, sull’aerodinamica e sulle correnti di convezione, Fuller ha potuto contribuire tecnicamente alla costruzione di questo prototipo migliorandolo dal punto di vista energetico ed idrico. Idrico in quando progetò una doccia a nebbia sottile ed energetico in quanto studiò come sfruttare i venti passanti nella copertura ruotante per trasformarla in energia.

Una rappresentazione di questo prototipo la si può trovare ancora oggi presso il museo di Henry Ford a Dearbon, nel Michigan.

Nel 1954 a Milano nel giardino Sforza, Fuller espose un’innovativa cupola in cartone colorato di arancione, dal diametro di 10 metri, per un peso di 600 kg, involucro esterno di un’abitazione unifamiliare di circa 95 m2. Montata sul posto con l’ausilio di pochi utensili, si aggiudicò il Gran Premio alla Triennale milanese.

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