Italia, più precisamente la IV Esposizione Triennale Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali moderne tenutasi a Monza nel 1930 (Da Maggio a Novembre).
Tra le diverse attrattive viene presentato uno tra i primi esempi di automazione domestica, la “casa elettrica” detta anche SCAEM. Sponsorizzata dalla Società Generale Italiana Edison, richiesta espressamente da Gio Ponti, era stata progettata dal Gruppo 7 che costruirono questa prima casa futuristica all’interno del maestoso parco della Villa Reale di Monza.
Più precisamente dagli studi di L. Figini e G. Pollini per la progettazione della casa e l’arredo della camera del figlio maschio, da G.Frette e A.Libera per l’arredo del soggiorno e la camera doppia, mentre Piero Bottoni (esterno al Gruppo 7) progetto i locali di servizio quali: cucina, acquaio, bagno e camera della domestica.
La realizzazione di questo prototipo, cerca di legare la visione innovativa e futuristica tra tecnologia domestica e l’uso abitudinario e quotidiano dell’abitare. Questa visione di coesione diventerà ben presto lo standard della casa dei giorni nostri, vivendo una netta trasformazione dai classici manodomestici ai moderni elettrodomestici, portando sempre in più case l’elettricità.
La “casa elettrica” aveva pianta rettangolare, 16×8 [m], costruita verticalmente su un solo piano dove il tetto fungeva da giardino con l’idea di potervi svolgere attività fisiche. I materiali usati per la sua costruzione erano acciaio e vetro e al suo interno vi erano presenti svariati elettrodomestici non molto conosciuti all’epoca.
La Società Generale Italiana Edison, promotrice di innovazione e finanziatrice di vari prototipi, aveva finanziato e sostenuto la realizzazione di questa casa elettrica, mossa dall’interesse di mostrare il contributo che avrebbe potuto avere l’energia elettrica nelle case degli italiani, presentando una vasta gamma di prodotti elettrici maggiormente collocati in aree come la cucina e il bagno.
L’impianto elettrico della casa era stato suddiviso in due parti, una dedicata agli apparecchi fissi, mentre un’altra parte agli apparecchi manuali. Una particolarità era l’assenza di maniglie alle porta, questo perché controllate da un unità centrale che ne permetteva l’apertura e la chiusura senza interazione fisica con esse. Si introdusse un nuovo modo di illuminare la casa, ove la luce non veniva più posizionata al centro della stanza, ma collocata a parete, in modo da evitare coni d’ombra.
Tale prototipo, per quanto fosse stato progettato con l’intenzione di essere una casa vacanze, non era alla portata di tutti, ma prefigurava l’evoluzione del modello di abitazione che sarebbe avvenuta nel dopoguerra e soprattutto con il boom economico degli anni sessanta.
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